Parità retributiva di genere: le regole UE ci sono. La parola al legislatore e alle parti sociali

Il mio editoriale pubblicato il 17 giugno su Ipsoa Professionalità Quotidiana

 

Contrastare il gender pay gap e garantire la trasparenza dell’informazione e la neutralità nella parità di retribuzione tra uomini e donne che svolgono lo stesso lavoro o un lavoro di pari qualifica, sia nel settore pubblico che in quello privato. Sono gli obiettivi della Direttiva 2023/970. L’Unione europea, naturalmente, pone delle basi di natura generale. Ma qual è la situazione di partenza con la quale ci si deve confrontare in Italia nel perseguire la giustizia retributiva dal punto di vista della parità di genere? E qual è la situazione regolatoria sulla quale si dovrà intervenire per conseguire l’obiettivo? Bisognerà aggiornare l’art. 46 del D.Lgs. n. 198/2006, prevedendo un’integrazione di dati nel contesto del reporting, in particolare l’indicazione del divario retributivo mediano e la verifica della distribuzione di uomini e donne nei quartili retributivi; integrazione che potrebbe rappresentare, quindi, una scelta di metodo valida. Tocca, però, al legislatore e alle parti sociali affrontare tempestivamente un compito articolato e complesso per far sì che l’Italia consegua gli obiettivi entro il 7 giugno 2026.

 

CONTINUA A LEGGERE SU IPSOA.IT