Roma, 19 gen. (askanews) – “Le dichiarazioni di Renzi contro Reddito di cittadinanza e Quota 100 sono l’ennesimo autogol”. Lo dichiara Cesare Damiano, dirigente del Partito Democratico. “Un atteggiamento – continua – di molti esponenti del Pd, di ironia e di disprezzo verso normative che, comunque, vanno nella direzione di sostenere i più deboli, non ha niente a che vedere con il dna di un partito di sinistra. Un conto è fare una critica di merito ai limiti, alle contraddizioni e all’uso strumentalmente elettorale del Decretone del Governo, un altro è un attacco puramente ideologico che ci colloca sullo stesso piano propagandistico dei gialloverdi”. “Non mi stanco di ripeterlo: le Quote che danno flessibilità al sistema previdenziale e il Reddito di Inclusione a sostegno dei più poveri, oggi ribattezzato di cittadinanza, sono bandiere del Partito Democratico che – dice Damiano – ci sono state scippate da Lega e 5 Stelle. Sono misure che, in parte, abbiamo già realizzato noi con l’Ape sociale e con il Rei (Reddito di inclusione) e che avremmo dovuto avere il coraggio di proporre nella passata campagna elettorale. Il nostro compito è avanzare delle proposte di correzione che rendano efficaci queste misure, denunciando il rischio che siano irrealizzabili e soltanto funzionali all’obiettivo di fare la campagna per le europee”. “Quota 100 non basta – osserva – perché privilegia i lavoratori con lunghe carriere: ai 38 anni di contributi le donne, i disoccupati e chi sta nei settori del lavoro discontinuo o stagionale non ci arriva. Per questo il Pd deve proporre che l’APE diventi strutturale, che includa nei lavori gravosi i lavoratori dell’edilizia e gli stagionali, che consenta ai disoccupati di accedere all’Ape anche se non hanno utilizzato gli ammortizzatori sociali e che venga fatta la nona e ultima salvaguardia per gli esodati. Per quanto riguarda il Reddito di cittadinanza, i veri punti deboli sono rappresentati dalle risorse chiaramente insufficienti e dalle procedure per attuarlo. Il sistema si basa sulle due piattaforme digitali previste dall’articolo 6, una presso l’Anpal e una presso il Ministero del lavoro, che costituiranno l’infrastruttura attraverso la quale saranno in rete i centri per l’impiego, le agenzie del lavoro, gli 8.000 comuni, l’Anpal, il Ministero del lavoro e l’Inps. Una missione impossibile, mai prima d’ora realizzata”. “Nel Decretone, inoltre, non è indicata la data entro la quale le piattaforme dovranno essere attive. Se si tiene conto che, all’articolo 13, si afferma che dal 1° marzo 2019 (cioè tra poco più di un mese) non potrà essere più richiesto il Reddito di inclusione e che dal successivo mese di aprile non sarà più riconosciuto né rinnovato, il rischio di caos è sotto i nostri occhi”, avverte Damiano, concludendo: “Alla demagogia di chi sta al Governo dobbiamo contrapporre le nostre proposte: vogliamo Quote e sostegno al reddito dei più poveri che funzionino realmente, che non creino disuguaglianze e che non si riducano a sterile propaganda”. Pol/Arc
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