PENSIONI, DAMIANO: “IL PD FACCIA PROPOSTE ALTERNATIVE”

(9Colonne) Roma, 27 dic – “Il Governo promette di proteggere i più deboli. Perché non lo fa? Ci sarà un decreto che interverrà, tra l’altro, sul tema delle pensioni, che verrà emanato tra il 10 e il 12 gennaio: il Pd deve accompagnare la giusta indignazione per l’umiliazione subita dal Parlamento con la legge di Bilancio, alla capacità di fare proposte alternative”. Lo dichiara Cesare Damiano, dirigente del Partito democratico. “Protestare – continua – è doveroso, ma non basta. Ci vuole una piattaforma di correzioni mirate: 1) il prossimo decreto deve decorrere dal primo gennaio. La retroattività serve per non avere un vuoto normativo che riguarda l’Ape sociale che scade il 31 dicembre 2018 e che deve essere resa strutturale. Non ci stanchiamo di ripeterlo: Quota 100 e Ape sono misure complementari, non si oppongono e non si sovrappongono. La prima favorisce chi ha carriere lunghe e continue, perlopiù i lavoratori, perché richiede un minimo di 38 anni di contributi. La seconda favorisce chi ha carriere meno continuative, lavoratrici e chi svolge lavori faticosi: richiede un minimo di 36 anni di contributi per le 15 categorie dei lavori gravosi e soltanto 30 anni per chi è disoccupato e 28 per le donne con due figli. Quota 100, da sola, non risolve i problemi. 2) Va rivista la normativa che consente ai disoccupati l’accesso all’Ape sociale con questa riformulazione della legge 11 dicembre 2016 n.232, art 1 comma 179 punto a): l’Ape va riconosciuta a coloro che ‘si trovano in stato di disoccupazione a seguito di cessazione del rapporto di lavoro per licenziamento, anche collettivo, dimissioni per giusta causa o risoluzione consensuale nell’ambito della procedura di cui all’articolo 7 della legge 15 luglio 1966, n.604’, con un emendamento che sopprime ‘hanno concluso integralmente la prestazione per la disoccupazione loro spettante da almeno tre mesi’. Non deve essere più necessario avere utilizzato gli ammortizzatori. In questo modo si risolverebbero molti problemi, considerato il fatto che di 76.049 domande per l’APE, ben 57.572, il 75,7%, sono relative a disoccupati. 3) Attivare la nona salvaguardia degli esodati, che riguarda al massimo 6.000 lavoratori. 4) Ripristinare l’indicizzazione delle pensioni, come concordato dal precedente Governo con i sindacati, applicando il modello a ‘scaglioni’ ante legge Fornero. La soluzione adottata dal Governo colpisce le pensioni oltre i 1.500 euro lordi mensili. Non sono ‘pensioni d’oro’. 5) Chiarire il meccanismo della ‘pensione di cittadinanza’, i cui contenuti non sono ancora noti e non possiamo affidarci alle dichiarazioni fatte nelle conferenze stampa”. “I pensionati che hanno pensioni fino a 500 euro lordi mensili sono 2.017.774, dati 2017, con pensioni medie pro capite di 3.404 euro all’anno. Per portare gli importi a 9.360 euro (780×12 mensilità), considerando solo chi è sotto i 500 euro, occorrono 12 miliardi. Dove sono? Senza considerare il fatto che a cifre di pensione da 700-800 euro oggi si arriva con molti anni di contributi. Da adesso in poi non serviranno più? Il futuro sarà fatto di lavoro nero? Queste sono le nostre proposte che, mi auguro, faranno parte della battaglia di opposizione del Pd”, conclude. (red)