(9Colonne) Roma, 4 dic – “Sulla soluzione da adottare per la fuoriuscita degli ambulanti dalla Direttiva Bolkestein stiamo assistendo a un atteggiamento contraddittorio della maggioranza gialloverde, che contrasta con le dichiarazioni di molti suoi esponenti”. Lo dichiara Cesare Damiano, candidato alla Segreteria del Partito Democratico. “Perché – continua – non si procede all’esame e valutazione delle proposte di legge depositate in Parlamento da tutte le forze politiche che chiedono l’immediata estromissione degli ambulanti dall’ambito applicativo del Decreto n. 59/2010 che ha recepito in Italia la Direttiva Bolkestein? Cosa impedisce la loro discussione? Chi la frena, o addirittura la ostacola? Gli ambulanti, ai quali in campagna elettorale il vicepremier Di Maio aveva addirittura promesso la fuoriuscita entro i primi 100 giorni del Governo, perché adesso latita e non è conseguente, dopo circa 6 mesi di insediamento del cosiddetto Governo del Cambiamento? Che fine hanno fatto le promesse, espresse più volte sui palchi delle manifestazioni degli ambulanti che si sono svolte a Roma ed in altre città? La verità è che gli ambulanti stanno beneficiando delle decisioni assunte dai Governi a guida Pd che, negli ultimi anni, hanno raccolto le istanze delle Associazioni No Bolkestein e hanno prorogato “le concessioni in essere” per ben due volte: fino al 2018 e, successivamente, fino al 2020. Inoltre, con l’emanazione della Legge di Bilancio n. 205/2017 e l’approvazione del comma 1181, sono stati salvaguardati migliaia di ambulanti dal rischio dei bandi e dal rilascio di concessioni limitate a un massimo di 12 anni. Ora, gli oltre 196.000 ambulanti italiani si aspettano decisioni che diano certezze per il loro futuro, delle loro famiglie e per l’indotto che coinvolge circa un milione di piccoli imprenditori artigiani, consulenti e fornitori”. “Gli ambulanti rappresentano il 2% del PIL ed assorbono annualmente la domanda di circa 26 milioni di utenti. I mercati e le fiere costituiscono un patrimonio ed una caratteristica del nostro Paese. Sono una peculiarità riconosciuta persino dall’Unesco che, nel 2006, li ha inseriti tra i beni culturali immateriali d’Italia. Cosa sta aspettando il Governo del Cambiamento a decidere sul loro futuro?”, conclude. (red)
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