MANOVRA, DAMIANO: “NO AD APE SOCIALE DANNEGGIA CATEGORIE SVANTAGGIATE”

(9Colonne) Roma, 3 dic “Se l’Ape sociale non viene prorogata, chi ci rimette? Sicuramente i lavoratori che appartengono alle categorie che svolgono attività gravose e che hanno raggiunto i 63 anni di età, ai quali vengono richiesti 36 anni di contributi per poter andare in pensione: dovranno aspettare 2 anni per arrivare a 38 anni di contributi, ma intanto saranno arrivati ai 65 anni di età”. Lo dichiara Cesare Damiano, candidato alla Segreteria del Partito Democratico, a proposito della legge di Bilancio. “I disoccupati, i disabili e – continua – coloro che convivono con un familiare portatore di handicap: con 63 anni di età potrebbero andare in pensione con soli 30 anni di contributi, anziché i 38 previsti da Quota 100. In questo caso opteranno per la pensione di vecchiaia a 67 anni, 4 anni di attesa in più, e dovranno rinunciare a qualsiasi forma di flessibilità. Verranno riconsegnati alla legge Fornero da parte di chi dichiara di volerla superare. Un paradosso. Per le donne va anche peggio. Nel caso di una lavoratrice che sia disoccupata e madre di 2 figli, i contributi sufficienti a 63 anni con l’attuale Ape sociale sono 28. Anche in questo caso dovranno passare altri 4 anni per arrivare alla pensione di vecchiaia a 67 anni di età. Il Governo ha commesso un grave errore a respingere l’emendamento del Pd in Commissione Bilancio che proponeva la proroga dell’Ape sociale”. “A questo errore bisogna rimediare nel corso dei lavori parlamentari rendendo questa misura strutturale, perché difende i più deboli. Il Governo chiarisca definitivamente qual è la sua posizione”, conclude.