MANOVRA, DAMIANO: “SCONTRO CON UE CERCATO PER GIUSTIFICARE FALLIMENTO”

(9Colonne) Roma, 21 nov – “La bocciatura del progetto di legge di Bilancio da parte del collegio dei Commissari dell’Unione Europea era attesa. E proprio per questo è ancora più grave che il Governo abbia scelto consapevolmente di arrivare a questo punto che pone l’Italia a rischio di essere il primo Paese, nella storia dell’Unione, a subire sanzioni dalle conseguenze gravissime”. Lo afferma Cesare Damiano, candidato alla Segreteria del Partito Democratico, a proposito della legge di Bilancio.
“Come afferma, oggi, Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione Europea – continua – il rischio è che ‘il Paese cammini come un sonnambulo nell’instabilità’. Il timore è che il Governo gialloverde abbia cercato scientemente, di fronte all’impossibilità di far fronte alle promesse elettorali, lo scontro con l’Unione per attribuire a quest’ultima la responsabilità di un fallimento annunciato. Annunciato dal fatto che l’incremento dello squilibrio nel rapporto deficit/Pil, che contraddistingue la manovra, è fatto assai più di spesa corrente che di investimenti. La manovra, dunque, non proietta il Paese in direzione dello sviluppo né pone argine ai segnali di recessione che contraddistinguono i dati dell’economia nel 2018, non solo per quanto riguarda l’Italia, ma l’intera area Euro. Non solo: è ormai evidente che mancano le risorse sia per realizzare i ‘cavalli di battaglia’ gialloverdi come ‘Quota 100’ e il Reddito di cittadinanza ma anche che si corre il rischio di non confermare misure importanti come l’Ape sociale. Un bel risultato per chi ha predicato in campagna elettorale l’abolizione della legge Fornero. L’Ape sociale era una misura che concretamente andava in direzione del superamento della Fornero e buttarla via sarebbe grottesco”.
“Quello che ci chiediamo è quale obiettivo sia quello dei gialloverdi che stanno isolando l’Italia in ogni senso, come ha dimostrato il giudizio del Consiglio d’Europa – composto dai Governi dell’Area Euro e non dai vituperati ‘burocrati di Bruxelles’ -, in cui siedono quelli che dovrebbero essere gli amici ‘sovranisti’ di questo esecutivo. Se il Governo non aprirà subito un confronto con l’Unione con uno spirito più costruttivo, vuol dire che il suo orizzonte non è quello del preteso ‘cambiamento’ ma, tuttalpiù, delle elezioni europee di maggio. Se non, peggio ancora, di elezioni politiche anticipate”, conclude. (red)