DAMIANO (PD): “DA DI MAIO QUARTA VERSIONE SU REDDITO DI CITTADINANZA E PENSIONI”

Roma, 2 nov. (askanews) – “Oggi Di Maio fornisce la quarta versione del Governo a proposito dell’inserimento nella legge di Bilancio di Quota 100, reddito e pensione di cittadinanza. Dobbiamo preoccuparci?”. Lo dichiara Cesare Damiano, dirigente del Partito Democratico, a proposito delle parole del vice-premier Luigi Di Maio sulla legge di Bilancio. “All’inizio – continua – sembrava che questi provvedimenti fossero compresi all’interno del disegno di legge di Bilancio. Poi si è parlato di un provvedimento legislativo ad hoc, successivo alla sua approvazione. In seguito, di un emendamento. Adesso, Di Maio parla di un decreto che verrà deliberato dal Consiglio dei Ministri verso Natale. L’importante è che qualcosa accada, perché ogni giorno che passa aumenta il divario tra promesse elettorali e realtà. Non dimentichiamo che l’accordo di Governo tra Lega e 5 Stelle prevedeva il superamento della legge Fornero e, sul versante dei 5 Stelle, la realizzazione di reddito e pensione di cittadinanza. Quota 100, nella versione gialloverde, non è neanche lontanamente il superamento della legge Fornero: è, più realisticamente, un’altra tappa verso il suo smantellamento, iniziato dalla Commissione Lavoro della Camera nella scorsa legislatura. Sia ben chiaro: noi vogliamo Quota 100, ma anche i 41 anni di contributi, Opzione Donna, la nona salvaguardia degli esodati e il blocco dell’aggancio tra età pensionabile e aspettativa di vita, perché siamo per una vera flessibilità previdenziale e ci pare opinabile il tetto dei 38 anni di contributi e il divieto di cumulo per due anni per chi anticipa la pensione. Il problema è che il Governo rimanda o traccheggia perché non ha messo risorse sufficienti per gli obiettivi che dichiara di voler realizzare. La Ragioneria ha ‘bollinato’ una legge di Bilancio che prevede di spendere 6,7 miliardi per la previdenza”. “Dubito che avallerebbe un decreto che non sta dentro a quella cifra. A noi, per Quota 100 e 41 anni di contributi furono chiesti circa 12 miliardi. Non credo che i conti della Ragioneria e dell’Inps possano cambiare a seconda di chi c’è al Governo”, conclude.