PD, DAMIANO: “DIALETTICA POSITIVA, MA TURBORENZISMO PERICOLOSO”

Intervista a cura di Elisabetta Graziani
 
Roma, 31 mar. (LaPresse) – A pochi giorni dalle consultazioni al Colle, il Pd si spacca tra chi apre al dialogo con il M5S – come i ministri Andrea Orlando e, in diverso modo, Dario Franceschini – e chi come il capogruppo renziano Andrea Marcucci dice ‘mai con i Cinquestelle’. La tregua interna portata da Maurizio Martina sembra vacillare proprio sul ruolo che il partito dovrà avere nella formazione del prossimo esecutivo. Sullo sfondo, il fantasma di Matteo Renzi che sembra essere il vero destinatario di una nuova lotta intestina. Il segretario reggente avverte: “Stop dibattiti sterili”. L’ex ministro del Lavoro nel governo Prodi ed esponente Pd Cesare Damiano ne parla con LaPresse.
 
Onorevole, cosa sta succedendo nel Pd?
Dopo una sconfitta storica si verifica per fortuna una dialettica interna che non ripercorre gli schemi congressuali, ma si basa sui contenuti. C’è una convergenza tra Franceschini e Orlando su un tema che vede da un lato l’arrocco (l’opposizione senza se e senza ma) e dall’altro un confronto che non escluda il Pd dalle scelte di governo e dal dibattito politico. Ci sono, nel Pd, differenze sottili, tutte le sfumature dell’arcobaleno. Per semplificare, c’è chi spinge per l’opposizione dura e pura come i renziani, chi è per l’opposizione ma non per l’Aventino come Maurizio Martina e chi è per il dialogo, come gli orlandiani, i franceschiniani e me.
 
Sembrano posizioni simili, quale è inconciliabile con le altre?
Il turborenzismo non può sovrapporsi ad alcuna delle altre due. E può rappresentare il pericolo maggiore. Ritengo ci siano due strade: o un governo dei vincitori, Lega e M5S, cosa che a differenza dei renziani non mi auguro, oppure un governo del presidente, con tutti, che cominci a discutere di contenuti: dal Def alla clausola di salvaguardia che fa scattare l’Iva, fino alla traduzione nei fatti delle promesse di Salvini e Di Maio sui temi sociali, come le pensioni e il reddito di cittadinanza. Starei molto attento alle mosse del Colle, a un eventuale richiamo alla responsabilità.
 
È d’accordo con chi come il ministro Dario Franceschini chiede che i gruppi parlamentari siano convocati prima delle consultazioni al Quirinale?
C’è chi ha chiesto una discussione prima di salire al Colle e chi dice che non c’è niente di cui discutere. Sono posizioni tattiche.
 
Renzi controlla ancora il Pd?
Ha costruito i gruppi a sua immagine quindi ha sicuramente la maggioranza parlamentare ed è in grado di esercitare un’influenza. Le minoranze sono passate da 120 fra deputati e senatori a 12, come gli apostoli.
 
Cosa dobbiamo aspettarci in casa Dem?
Ci sarà un’assemblea che io mi auguro dia a Maurizio Martina il compito di portare il Partito al congresso in qualità di segretario.