VITALIZI E RICALCOLO RETROATTIVO DELLE PENSIONI: IL MIO INTERVENTO ALLA CAMERA

Oggi sono intervenuto in aula per annunciare il dissenso dal mio Gruppo parlamentare sull’articolo 13 del discusso provvedimento sui vitalizi. Ecco il testo del mio intervento.
 
Ho chiesto di intervenire sull’articolo 13, perché lo considero l’architrave di questa legge. È un intervento che non avrei voluto fare, perché è in dissenso dal mio gruppo. Io vorrei chiarire un punto: per quello che mi riguarda, il problema dei vitalizi e del loro ridimensionamento, del loro taglio, non si pone. Io sono d’accordo, non è questo il punto. Il punto del mio dissenso è sul fatto che si sia utilizzata una modalità, quella del ricalcolo retroattivo dei contributi, che io giudico una modalità sbagliata. Si sarebbe potuto fare diversamente, la tecnica parlamentare consente molte altre strade. Perché è sbagliata? Intanto, c’è un dubbio che verrà reso concreto rapidamente dai ricorsi di costituzionalità di questo modo di ricalcolare la pensione, ma soprattutto io penso che ci sia un punto, per me essenziale e politico, per me questo è il punto di questo provvedimento, e cioè che in questo modo si apre un varco, si apre un precedente pericoloso per il sistema pensionistico.

Io questo intervento lo faccio per coerenza e per onestà intellettuale, perché ho passato molti anni con i miei colleghi della Commissione lavoro in difficili battaglie per diminuire il danno che è derivato indubbiamente dalla riforma Fornero. Ci siamo battuti per Ottava salvaguardia e per Opzione donna; ci siamo battuti per introdurre un criterio di flessibilità nel sistema pensionistico e siamo approdati all’Ape sociale e all’Ape volontaria; abbiamo corretto un errore pesante, il cumulo oneroso dei contributi; ci prepariamo a future battaglie, l’Ape sociale è andata, per fortuna, molto bene e, quindi, si tratterà di coprire anche coloro che non rientrano nei numeri con un nuovo stanziamento. Dobbiamo batterci per la pensione contributiva di garanzia per i giovani, per impedire che arrivino a settant’anni in pensione con un assegno indecoroso a causa di un mercato del lavoro discontinuo. Io mi batterò per rallentare almeno il meccanismo dell’innalzamento automatico dell’età pensionabile, che, altrimenti, con una direttiva dei Ministeri del lavoro e delle finanze, che sarà obbligatoria entro quest’anno, a partire dal 2019 porterà a 67 anni tutti i lavoratori, per poi, a metà del secolo, arrivare al traguardo dei settant’anni. Mi batterò per il riconoscimento del lavoro di cura per le donne. Come posso votare un articolo, l’articolo 13, che non voterò, che apre questo varco pericoloso? Il ricalcolo retroattivo dei contributi.

C’erano altre strade: la fissazione di un tetto, oltre a un contributo di solidarietà; c’è la proposta di legge dell’onorevole Giacobbe, depositata il 5 agosto del 2015, che non è stata presa in considerazione e che io ho firmato; c’è una raccomandazione della Commissione bilancio, di cui non si è tenuto conto. Dice la Commissione bilancio: dovrebbe peraltro essere valutata la coerenza di tali disposizioni, che incidono su requisiti già maturati con la disciplina generale in materia pensionistica, considerato che analoghi interventi su trattamenti previdenziali in corso non sono mai stati adottati nell’ambito della disciplina pensionistica applicabile ai lavoratori dipendenti delle amministrazioni statali, a cui dovrebbe, invece, ispirarsi il provvedimento in esame. Di questo, purtroppo, non si è tenuto conto. Quindi, io lo ripeto, per parte mia, la questione dei vitalizi non esiste, ho già fatto rinunce personali quando ero Ministro, da questo punto di vista, quindi, non ho bisogno di dare ulteriori testimonianze, si possono e si devono tagliare, ma la strada che abbiamo imboccato è una strada molto pericolosa e non basta dire che non c’entra nulla l’intervento sui parlamentari con quello che potrebbe accadere ai lavoratori dipendenti, autonomi e alle pensioni in essere, a 15 milioni di pensioni in essere, perché il provvedimento, purtroppo, si ispira alla disciplina pensionistica dei dipendenti delle amministrazioni statali, che non hanno questa normativa.

Io non voglio chiamare in causa il presidente dell’INPS, Boeri, che, in molte occasioni, ispira proposte di legge pur non essendo un Ministro o un legislatore, ma vorrei ricordare che in una sua proposta si prevede un intervento legislativo per il ricalcolo delle pensioni retroattivo, anche se si parla, per il momento, delle pensioni più alte. Ma voi mi insegnate che dall’alto si passa al medio e dal medio si passa al basso, e io non me la sento di votare un articolo nel quale si potrebbe adombrare la possibilità, per i miei, passatemi il termine, metalmeccanici, che con 40 anni di lavoro alla catena di montaggio prenderanno ben 1.200 euro netti di pensione, che ci sia un ricalcolo per queste persone.

Quindi, per questo motivo, come ho detto, io non voterò l’articolo 13; ho apprezzato il fatto – c’era un emendamento accantonato dell’onorevole D’Attorre – che si voglia precisare con quell’emendamento che questa normativa è esclusiva per i parlamentari e, quindi, non riguarderà in futuro le pensioni in essere o del lavoro dipendente e autonomo, ma sappiamo bene che si tratta di un palliativo, che non risolve il problema.

Comunque, io voterò l’emendamento proposto dalla Commissione, che esclude questa possibilità, pur riconoscendo tutti i limiti di questa manovra, perché, lo ripeto, l’architrave di questa proposta è un architrave sbagliato. E quello che mi fa rabbia è che con una discussione meditata e approfondita si potevano trovare strade alternative, altrettanto efficaci per risolvere il problema. Quindi, non voterò l’articolo 13 e ritirerò, al momento opportuno, il mio emendamento.