PD: DAMIANO, “GOVERNO CON CAV? SERVIREBBERO REFERENDUM O CONGRESSO”

(AGI) – Roma, 5 giu. – Cesare Damiano boccia l’ipotesi di un governo con Forza Italia. Il deputato Pd ed ex Ministro del Lavoro, oggi a Un Giorno da Pecora, il programma di Rai Radio1, ha dato il suo punto di vista su un possibile governo Pd-Fi, una ipotesi, non proprio ‘irrealizzabile’, che potrebbe spingerlo anche a lasciare la politica. “Renzi? È sorprendente, ogni tanto dice una cosa, poi un’altra. Non cambia mai come carattere ma cambia molto come idee: sulla legge elettorale ha detto che gli piaceva il maggioritario, poi il proporzionale…”. È preoccupato? “Abbastanza”. Cosa ne pensa dell’accordo sulla legge elettorale che pare che si stia delineando tra Berlusconi e Renzi? “Gli scenari sono preoccupanti”. Ma l’alleanza, oltre alla legge elettorale, sembrerebbe ormai cosa fatta anche per un futuro governo… “Non c’è nessun accordo. Per un accordo così bisogna che facciamo una discussione approfondita, magari un referendum per gli iscritti per chiedere se sono d’accordo ad andare con Berlusconi. Io, ad esempio, non sarei d’accordo. Penso ancora ad un campo di centrosinistra ma vedo che è difficile, si possono trovare delle alleanze per non finire necessariamente con la destra”. Quindi lei vorrebbe un referendum per scegliere questa alleanza? “Perché no? Oppure – ha aggiunto a Rai Radio1 – un congresso che affronti il tema”. Anche Prodi e la Bindi hanno detto che in caso di governo con Berlusconi andrebbero ‘altrove’… “Io ho deciso di stare nel Pd a combattere, e lo farò affinché non si vada in quella direzione. Se dovessi perdere questa battaglia, valuterò anche io”. In quale partito potrebbe andare? “Non è detto che uno debba continuare a far politica, può anche darsi – ha specificato Damiano – che il tempo della politica sia finito. Chi lo sa…” Lei si ricandida alle prossime elezioni? “Vediamo. Non lo escludo”. Tuttavia, il Pd con Alfano ha già governato. “Con Alfano si fa fatica ed è ‘piccolino’. Immaginiamoci due forze come Pd e Fi, una tira di qua, una di là… abbiamo idee contrapposte”. Con questo accordo si dovrebbe andare a votare a settembre. “Io, come molti parlamentari, non sono d’accordo che si vada al voto tra settembre ed ottobre. Anche Grasso non è d’accordo…”. Lei non è molto d’accordo con le scelte del suo partito. “Io infatti sono nella minoranza del partito. Siamo rimasti i Dieci Piccoli Indiani: io, Orlando, Cuperlo…”. (AGI)